domenica 20 ottobre 2013

Dolce ripieno con crema e visciole: ricetta tipica delle Marche

Ecco che siamo nuovamente giunti all'appuntamento mensile delle ricette tipiche regionali. Questo mese il tema è prettamente stagionale ed ogni regione italiana porterà in tavola in piatto tipico di questo periodo. Siete curiosi come me? Andiamo a vedere cosa hanno preparato di buono i miei amici di questo viaggio gastronomico!!! 
Valle D'Aosta- Fonduta valdostana -  http://cinziaaifornelli.blogspot.it
Lombardia - Pàn de Süca http://ledeliziedellamiacucina.blogspot.it/
Trentino Alto Adige  -pappardelle al tartufo del Monte Baldo http://afiammadolce.blogspot.it/
Friuli Venezia Giulia - Strucolo de pomi -  http://nuvoledifarina.blogspot.it
Emilia Romagna - La minestra di castagne -  http://zibaldoneculinario.blogspot.it/
Liguria - stoccafisso in buridda http://arbanelladibasilico.blogspot.it/
Toscana - Filetto all'uva http://www.nonsolopiccante.it/
Umbria -Zuppa di Farro e castagne   http://amichecucina.blogspot.it
Marche - Dolce con crema e visciole  http://lacreativitaeisuoicolori.blogspot.it
Abruzzo -Pizz d' grangignie e cillhttp://blog.giallozafferano.it/incucinadaeva/
Campania - Funghi di pioppo al pomodoro http://www.isaporidelmediterraneo.it/
Puglia -  C'cozz patàn e fàv http://breakfastdadonaflor.blogspot.it
Basilicata - Cavatelli con la cicerchia “rascatielli ca cicercula” http://blog.giallozafferano.it/sognandoincucina
Calabria -  Chiodini e rositi fritti in pastella http://blog.giallozafferano.it/iocucinocosi
Sicilia-Frascatela-cavolfiori stufati con pancetta http://blog.giallozafferano.it/cucinachetipassaoriginal/
Guest blog per il mese di Ottobre - Gramigna all'uovo con salsiccia e porcini - http://leleganzadelpolpo.blogspot.it/

La mia ricetta? Dolce ripieno con crema e visciole.



No, non mi sono bevuta il cervello. So benissimo che le visciole non sono un prodotto di questa stagione ma è proprio nel periodo autunnale che apriamo i primi barattoli di questo delizioso frutto che annualmente conserviamo durante la stagione estiva. In effetti la mia ricetta parte dalla fine di giugno quando nei vaso di vetro ho racchiuso le visciole con lo zucchero.


 

Durante tutta l'estate i vasetti sono rimasti esposti al sole che gentilmente ha provveduto a far sciroppare le nostre "prunus cerasus".



Le visciole sono una varietà di ciliegia, simile all'amarena e alla marasca. E' di consistenza morbida, di sapore asprigno ed è destinata alla preparazione di confetture, di conserve e del famoso "Visner" o vino di visciole. La pianta di questo frutto è molto diffusa nelle Marche e pare che sia stata importata dagli immigrati dell'Est venuti nella regione dopo la famosa peste del 1300 che decimò la forza lavoro nei feudi delle Marche.




DOLCE RIPIENO CON CREMA E VISCIOLE

Per l'impasto

gr. 300 di farina
gr. 100 di zucchero
gr. 130 di burro
2 uova
un cucchiaino di lievito per dolci
una vanillina

per la farcitura

mezzo litro di crema
visciole

per decorare

zucchero a velo

In una ciotola poniamo la farina, lo zucchero, le uova, il burro fuso, la vanillina, il lievito setacciato. Impastiamo velocemente fino ad ottenere un impasto liscio e sodo che poniamo per 20 minuti nel frigo. Trascorso questo periodo dividiamo l'impasto a metà e con il mattarello stendiamo due sfoglie. Adagiamo la prima  sulla teglia imburrata.


Versiamo la crema, poi uno strato di visciole denocciolate ed infine ricopriamo con la seconda sfoglia. Sigilliamo bene i bordi ed inforniamo a 180° per 40 minuti. Sforniamo e lasciamo raffreddare sulla grata. A piacere polverizziamo con zucchero a velo. Buon appetito!


Il dolce è delizioso per il giusto equilibrio tra gli ingredienti: l'asprigno delle visciole con il dolce della crema e se vi fa piacere assaggiate le mie visciole sotto zucchero 










martedì 15 ottobre 2013

Brioche a fiore ripiena di cioccolata

Ebbene si! Anche io sono stata contagiata da questa ricetta che sta girando nel web. Ma siate sinceri! Come si fa a non provare almeno una volta a realizzare questa delizia di pasta brioche farcita con la cioccolata?


Ingredienti

Per il lievitino

gr. 130 di farina 00
gr.10 di lievito di birra
gr. 100 di acqua 

Per l'impasto

gr. 450 di farina
gr. 100 di latte intero
gr. 70 di burro
gr. 90 di zucchero
un pizzico di sale

Per la farcitura

gr. 400 di cioccolata spalmabile

Per decorare
 un uovo
zucchero a velo

Per prima cosa prepariamo il lievitino: in una ciotola poniamo la farina con il lievito di birra sciolto nell'acqua tiepida e lasciamo lievitare per circa mezz'ora. Trascorso questo periodo  aggiungiamo la farina, lo zucchero, il burro ammorbidito, il latte e il pizzico di sale. Impastiamo velocemente fino ad ottenere una massa morbida e compatta. Lasciamo lievitare nella ciotola ricoperta con la pellicola trasparente per circa un'ora e mezza.
 Ora prendiamo delicatamente l'impasto per non rompere la lievitazione e dividiamo in 4 parti uguali.


 Spianiamo il primo pezzo formando un cerchio sottile di circa 25 centimetri di diametro. Poniamolo sulla carta forno e con l'aiuto di un cucchiaio stendiamo la cioccolata spalmabile, lasciando i bordi liberi almeno cm.1,5. Sovrapponiamo un'altra sfoglia tirata sottile e spalmare con altra cioccolata e procediamo così per le altre sfoglie ricordando di finire con la quarta sfoglia senza cioccolata.


Avremo ottenuto un dolce di 4 sfoglie di pasta e tre strati di cioccolata. Ora un coltello ben affilato pratichiamo un taglio a croce senza arrivare fino al centro dividendo la sfoglia in 4,


poi in otto,


ed infine in 16 pozioni. Mi raccomando non tagliamo mai fino al centro.




 Prendiamo gli spicchi a due a due e giriamoli su se stessi un paio di volte. Uniamo le punte e rivoltiamo sotto gli spigoli da formare il petalo del fiore. 



Prendiamo la brioche con tutta la carta forno e poniamola in una teglia tonda leggermente più grande del dolce. Lasciamo lievitare per circa un'ora e mezza in un luogo caldo. A lievitazione avvenuta spennelliamo con uovo leggermente sbattuto


Inforniamo a 180° per circa 30 minuti. Sforniamo e lasciamo raffreddare sulla grata. Buon appetito!


A piacere polverizziamo con lo zucchero a velo



Ma secondo voi esiste un fiore senza foglie e boccioli???? Anche questa volta ho pensato a voi che passate nel mio blog


Per  il ripieno possiamo usare anche la marmellata, o gr. 100 di burro morbido lavorato con gr. 80  di zucchero. Possiamo fare anche la versione salata eliminando lo zucchero, aggiungendo gr. 10 di sale. Il ripieno è a nostra scelta: prosciutto, salame, speck con aggiunta di provola o parmigiano.

domenica 13 ottobre 2013

I nodini dell'amore: ricetta tipica delle Marche

Farina, zucchero, uova e ...tanto amore: ecco cosa ci vuole per realizzare i nodini dell'amore, biscotti molto semplici ma con tante storie da raccontare. In realtà questi biscottini sono la versione nuziale dei biscottini zuccherati che venivano preparati in occasione dei matrimoni per i famosi ricevimenti detti "rinfreschi". I preparativi iniziavano la settimana prima, ed era compito delle donne dedite alla cucina organizzare al meglio questo evento, per renderlo ancora più memorabile. Per una settimana la cucina era in pieno fermento, chi preparava il lievito per fare il pane o i dolci, chi controllava la stagionatura dei salumi e chi assaggiava il vino. Poi arrivava il grande giorno e solitamente l'aia veniva imbandita con lunghe tavolate apparecchiate a festa: bianche tovaglie di lino, rigorosamente ricamate a mano e posateria lucidata a nuovo. Venivano serviti piatti semplici ma genuini, la pizza di Pasqua, la crescia con i ciccioli, le piadine, il prosciutto tagliato a mano, i salami con i lardelli, la coppa di testa, le olive marinate. Tra i dolci è doveroso ricordare la pizza margherita, la zuppa inglese, le crostate con le marmellate casalinghe, i biscotti con l'ammoniaca e i nostri nodini dell'amore: simbolo di un legame che sarebbe durato in eterno. Il tutto annaffiato dal buon sangiovese, dal verdicchio, dal vinsanto, dal vino di visciole o, per non farsi mancare proprio niente, anche da una tazza di squaglio, bevanda a base di cacao.


Ingredienti

gr. 500 di farina 00
3 uova
gr. 150 di zucchero
gr. 100 di burro
1/2 bustina di lievito per dolci
1/2 bicchierino di anice

per la glassa

gr. 300 di zucchero a velo
1 albume
il succo di mezzo limone

In una ciotola versiamo la farina, le uova, lo zucchero, il burro fuso, l'anice e il lievito. Impastiamo velocemente, otteniamo un composto sodo e sistemiamolo sulla tavola. Preleviamo una porzione e realizziamo un bigolo dal quale ricaviamo dei pezzetti lunghi circa 10 centimetri.


Avvolgiamo ed otteniamo un nodo; proseguiamo fino all'esaurimento dell'impasto


Nel frattempo in una pentola facciamo bollire l'acqua e immergiamo i nodini, pochi per volta in modo che non si sovrappongano.



Appena risalgono in superficie scoliamo con un mestolo forato, detta schiumarola, e disponiamoli sulla placca del forno foderata con carta da forno.


Mettiamoli nel forno già caldo a 170° per circa 20 minuti. Sforniamo e lasciamoli raffreddare. Nel frattempo in una ciotola prepariamo la glassa mescolando lo zucchero a velo con l'albume e il succo di limone. Immergiamo i nodini per alcuni secondi cercando di fare aderire la glassa e poniamoli a sgocciolare sulla grata.


 Se vogliamo i nodini più zuccherosi ripetiamo la glassatura. Buon appetito!


In occasione di "rinfreschi" che seguivano momenti altrettanto importanti, comunioni, cresime o fidanzamenti, i nodini assumevano forme diverse come ciambelline o bocconcini.
 L'importante era sempre cuocere due volte i biscottini, prima lessarli  e poi cuocerli al forno.
E ricordando le vecchie tradizioni vi offro un nodino dell'amore, testimone di tantissimi matrimoni.






I cavallucci di Apiro: ricetta tipica delle Marche.

Il ricordo del mosto cotto che bolle sulla stufa di mia nonna ancora mi inebria la mente: il suo profumo asprigno ma allo stesso tempo dolciastro penetrava nei vestiti e nei capelli tanto da risentirlo anche sotto le coperte durante la notte ... e la storia si ripete. A distanza di anni ho voluto riprovare la stessa sensazione preparando quello che è stato sempre definito lo zucchero dei poveri: il mosto cotto, uno sciroppo dai mille utilizzi. Inoltre vi assicuro che lo stesso profumo si avverte anche durante la cottura dei dolci che vengono realizzati con questo "elisir". Provate, con me, a realizzare i cavallucci, dolcetti con una ricca farcitura, che vengono preparati nelle Marche durante il periodo invernale.


Questa ricetta è molto antica anche se esistono tantissime versioni soprattutto per quanto riguarda il ripieno. E' ovvio che ogni forno ed ogni famiglia ha la propria ricetta che si tramanda da madre in figlia, di generazione in generazione. L'aspetto di ogni biscotto ricorda quello di un cavallo con il dorso e le zampette.

Ingredienti

Per il ripieno

gr. 300 di mosto cotto o sapa
gr. 100 di noci sgusciate
gr. 100 di mandorle sgusciate
gr. 100 di fichi secchi
gr. 50 di uvetta sultanina
la buccia grattugiata di un'arancia
1 tazzina di caffè
gr. 100 di zucchero
gr. 50 di pangrattato

Per la sfoglia

gr. 100 di vino bianco
gr. 100 di zucchero
gr. 100 di olio
1 vanillina
1/2 bustina di lievito per dolci
gr. 500 di farina 

Mettiamo in ammollo l'uvetta sultanina, tritiamo le noci, le mandorle e i fichi secchi, grattugiamo la scorza dell'arancia.


In una terrina versiamo tutti gli ingredienti per il ripieno: le noci, le mandorle e i fichi tritati, lo zucchero, la scorza grattugiata dell'arancia, l'uvetta ammollata, il caffè, il pangrattato e il mosto cotto.


Mescoliamo accuratamente e lasciamo riposare il tutto per alcune ore, meglio sarebbe preparare questa farcitura il giorno prima. Nel frattempo prepariamo la sfoglia nella maniera tradizionale. Versiamo nella farina a fontana il vino, l'olio, lo zucchero, la vanillina e il lievito. Lavoriamo energicamente con le mani per dieci minuti

Con l'aiuto del mattarello stendiamo una sfoglia spessa qualche millimetro dalla quale ritagliamo dei rettangoli


Sopra ogni rettangolo poniamo il ripieno preparato in precedenza


e chiudiamo a portafoglio lasciando la chiusura nella parte sotto e sigilliamo bene i lati per non far uscire la farcitura.

Diamo una leggera curvatura e con le punte della forchetta pratichiamo una piccola pressione ai lati, quasi a voler definire le zampette del nostro cavalluccio.


Poniamoli in una teglia ed inforniamo a 180° per circa 25 minuti. Sforniamo e spolverizziamo con lo zucchero a velo. A piacere possono essere irrorati con l'alchermes e zucchero semolato. Buon appetito!



Un dolce assaggio per tutti voi che siete passati nel mio blog









sabato 12 ottobre 2013

Sapa o mosto cotto: ricetta tipica delle Marche

Ed eccomi di ritorno da una bellissima giornata trascorsa in campagna: in questo periodo la natura si è totalmente trasformata. Sembra quasi che l'autunno, con il suo ampio mantello, abbia fatto una magia. Mi viene da sorridere, ma provate ad immaginare ... l'autunno che arriva avvolto da una coltre di nubi come se fosse un lungo cappotto grigio. Ai piedi calza un paio di morbide pantofole quasi ad indicare il suo sopraggiungere silenzioso: arriva piano, piano senza far rumore. Ma quello che più mi piace è il suo cesto di vimini intrecciato che solitamente porta con sé. E' stracolmo di frutta e di verdura ... uva, noci, pere, mele, cavolfiori, finocchi e tante foglie dipinte con colori caldi che svolazzano leggiadre trasportate dal vento che soffia leggero.
A dire la verità quest'anno nel suo cesto ho intravisto una novità: un vasetto di sapa o mosto cotto!!!!



La sapa è uno sciroppo che si ottiene dalla bollitura del mosto in una casseruola di rame, possibilmente a doppio fondo. Molto diffuso l'utilizzo della sapa sin dall'antica Roma tanto da essere considerata negli anni lo zucchero dei poveri dal momento che è estremamente dolce e di facile conservazione.
Tradizionale è la sua preparazione: dai grappoli di uva più maturi si ottiene il mosto che dopo una giornata di fermentazione viene fatto bollire lentamente per circa 12 ore. Per evitare che addensandosi lo sciroppo aderisca al fondo è opportuno aggiungere alcune noci dal guscio robusto. Altro consiglio è quello di unire durante la bollitura un pezzo di pane per attenuare il gusto aspro della sapa. 
Nelle Marche questo sciroppo viene utilizzato per preparare i cavallucci, dolcetti ripieni di frutta secca o per condire la polenta, consumata come dessert. Consueto è il suo utilizzo per la  preparazione agrodolce di piatti a base di carne o di verdure: con fegatini e petti di pollo, arrosti, nel pinzimonio o in abbinamento con formaggi sia stagionati che di fresca produzione. Un tempo veniva allungata con l'acqua ottenendo una bevanda dissetante e gustosa mentre durante il periodo invernale si aggiungeva alla neve fresca per avere una granita casalinga. Non dimentichiamoci il pane di sapa, un dolce tipicamente natalizio con pinoli, mandorle e noci; i ceci alla sapa. o basolu cun sapa, una ricetta sarda, come le tiliccas o "pane dei morti", un impasto di sapa e cannella. In Romagna si usa per tortelli, crostate e per il "pan di Natale", preparato con pinoli, uvetta, mandorle, cacao e glassa di sapa. 

INGREDIENTI

uva bianca o rossa


Raccogliamo l'uva matura, sgraniamo e laviamo accuratamente. Poniamola in una scolapasta e premiamo i chicchi ottenendo il succo oppure schiacciamoli direttamente con il passaverdure


Con un colino passiamo il mosto ottenuto per eliminare eventuali acini o bucce d'uva. Versiamo il liquido in una pentola di rame e facciamo bollire lentamente per circa 12 ore, mescolando spesso e schiumando se necessario, fino a ridurlo di due tersi ottenendo uno sciroppo denso e dolce. Appena raffreddato, versiamo in un contenitore di vetro o nelle bottiglie sterilizzate.


Conserviamo in un luogo fresco e nel frattempo pensiamo a come meglio utilizzare questo nettare d'uva. 
Un piccolo assaggio a questo punto è doveroso!!! Buon appetito!







mercoledì 2 ottobre 2013

Marmellata di pere angelica e noci: ricetta tipica marchigiana

Ed ecco che i banchi dei fruttivendoli hanno cambiato colori, profumi ed aromi. Con l'arrivo dell'autunno quasi per magia sono scomparse le pesche per lasciare il loro posto ai primi frutti di questa stagione: le mele e le pere che hanno la caratteristica di essere consumate come frutta fresca oppure nella produzione di svariati dolci o marmellate.
Secondo voi potevo non essere attratta dal desiderio di racchiudere in un barattolo di vetro tanta bontà? Immagino già qualcuno di voi che scuote la testa ed ha perfettamente ragione ... la mia marmellata di pere angelica è già pronta per essere versata negli appositi barattoli. La pera angelica è un tipo di pera molto diffusa in questo periodo nelle Marche e le sue caratteristiche organolettiche si mantengono inalterate per alcuni mesi se giustamente conservata. Ha un sapore molto delicato, ricco di succo con note di moscato e leggermente speziato con un odore tipico della pera matura. E sono tutte queste caratteristiche che mi hanno portato a condividere con tutti voi la mia ricetta con l'intento di farvi assaporare questo prodotto tipico della mia regione: le Marche.



Ingredienti

1,2 kg di pere angelica mature
gr. 300 di zucchero semolato
mezzo limone
1/2 kg di noci nuove

Laviamo ed asciughiamo le pere. Tagliamole a metà, eliminiamo la buccia, il torsolo, i semi ed infine tagliamole a piccoli pezzi. Disponiamole all'interno di una casseruola dal fondo spesso e spruzziamole con il succo di mezzo limone.


Uniamo lo zucchero ed una grattugiata della scorza gialla del limone. Lasciamo sobbollire a fuoco lento per circa 2 ore, girando delicatamente. A questo punto aggiungiamo le noci sgusciate e leggermente tritate. La marmellata sarà pronta quando versandola sul piattino freddo rimarrà compatta. Versiamo la nostra marmellata nei vasetti di vetro precedentemente sterilizzati. Chiudiamo ermeticamente, capovolgiamo e lasciamo raffreddare. Ora non ci rimane che etichettare i nostri barattoli: marmellata di pere angeliche e noci. Buon appetito!!!

Cosa ne farò di questa marmellata? La colazione del mattino, un dolce ripieno oppure una fragrante crostata ma per il momento ho deciso di aprire il primo barattolo per tutti voi ... giusto un assaggio!!!

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