giovedì 31 marzo 2011

Stoccafisso in umido con le patate

Nella mia regione, le Marche, e specialmente nella mia città, Fano, lo stoccafisso è sinonimo di vigilia. In effetti è ancora molto sentita e praticata la vecchia usanza di consumare in famiglia piatti a base di stoccafisso in occasione della vigilia di Natale come pure durante i venerdì di Quaresima.Questa antica tradizione, derivata da alcune prescrizioni religiose, e si è subito diffusa soprattutto tra le classi povere, visto il basso costo, di allora, dello stoccafisso. Attualmente , l'eccessivo sfruttamento rischia di compromettere la produzione di questo alimento, tanto che la specie è tutelata da un piano che limita la sua pesca. Lo stoccafisso è un merluzzo, conservato mediante essiccazione al vento e all'aria, caratteristico dei Paesi dei mari del Nord e in particolare delle isole Lofoten. In effetti chi visitato queste zone ha potuto notare delle grosse rastrelliere dove venivano messi ad essicare i merluzzi: attualmente questo procedimento viene effettuato in ambienti rigorosamente controllati. Al momento dell'acquisto lo stoccafisso è un corpo rigido, privo di testa e, a meno che lo si acquisti già ammollato, bisogna reidratarlo. Questo procedimento dura circa 12 giorni durante i quali l'acqua deve essere cambiata 3/4 volte al giorno; solitamente per mangiarlo la vigilia di Natale bisogna metterlo "a bagno" il giorno di S.Lucia. Le ricette che hanno come protagonista lo stoccafisso sono molteplici e con tante varianti, io oggi vi posto quella che abitualmente mangio dalla mia mamma, anche se, in questo caso, non è quella della vigilia di Natale.

                                                 Ingredienti

                                                 Kg.1 di stoccafisso
                                                 gr.300 di pomodori maturi
                                                 gr.500 di patate
                                                 cipolla
                                                 aglio
                                                 prezzemolo
                                                 sale e pepe
                                                 vino


In un recipiente, possibilmente di terracotta, fare  imbiondire una cipolla in abbondante olio extravergine, aggiungere lo stoccafisso, lavato e tagliato a pezzi, sistemondolo con  la pelle rivolta verso il basso. Fare leggermente rosolare i vari pezzi, salare, pepare e aggiungere prezzemolo, aglio tritato, acqua e vino. Lasciare insaporire, a fuoco lento, e a tegame coperto, per circa un'oretta.( A Fano si dice "a covare"). Trascorso questo tempo, aggiungere i pomodori maturi, tagliati a pezzettini finissimi e cuocere per circa 1 ora e mezza. A questo punto unire le patate, sbucciate e tagliate a tocchettini,  cuocere per un'altra mezz'ora, aggiustando eventualmente di sale. Si otterrà un piatto ad alto valore nutrizionale e completo di contorno. Buon appetito!
                                                
                                                


Con questa ricetta partecipo a "L'ingrediente del mese...il merluzzo", iniziativa di Giallo Zafferano.



  

lunedì 28 marzo 2011

Scarola ai capperi e olive


 
Questo ultimo fine settimana è stato molto emozionante, perché ho incontrato una mia vecchia amica di scuola, originaria della Campania: Natalina. Era di passaggio nelle Marche ed ha deciso di fermarsi qualche giorno a Fano per visitare la mia città, visto che molto spesso gliene parlo descrivendone le sue bellezze. Debbo dire che sono stata fortunata, sia per la bellissima giornata di sole ma anche perché  la nostra città ha aderito all'iniziativa del FAI, regalandoci la possibilità di visitare luoghi abitualmente chiusi al pubblico. In questa giornata speciale il FAI ha cercato di avvicinare e coinvolgere il maggior numero di cittadini, facendoli partecipare in prima persona alla difesa delle nostre ricchezze, che spesso sono minacciate dalla mancanza di fondi e  dall'indifferenza. Sinceramente non sapevo di preciso quali fossero i siti aperti e quindi, insieme a Natalina, ho iniziato ha gironzolare per i vicolini del centro di Fano, che sono, a mio dire, molto suggestivi (di questo vi parlerò in altra occasione). Ad un certo punto abbiamo notato un gruppo di persone attorno a delle giovani ragazze che frequentano la Scuola  Media Secondaria di 1°grado "Giovanni Padalino"; avevano il cappellino verde, la spilla del FAI e un cartellino che le identificava come "apprendisti ciceroni". Sono state bravissime, ci hanno fatto vedere Palazzo Castracane e la Chiesa di San Leonardo.



 Palazzo Castracane venne fatto costruire verso la fine del XIV secolo, anche se purtroppo non esistono   tracce risalenti a quegli anni, a causa dei vari rifacimenti e del terrremoto del 1930. Non mi dilungo nei particolari, anzi vi invito a venire a Fano, per respirare quell'aria magica che avvolge la città; ma permettetemi solo un'anticipazione visiva dello stemma dei Castacane, un caratteristico cane rampante: questo motivo lo ritroviamo in altre zone del palazzo.

Dopo la visita allo scalone, alcune sale con bellissimi soffitti e la corte recentemente restaurata ci siamo incamminate verso la chiesa di San Leonardo, situata nel centro storico, lungo Via Cavour. "Domus dei et porta coeli" è l'epigrafe scolpita nel fregio del portale di pietra della chiesa. Per noi fanesi, questo è stato un luogo di preghiera per tanti anni, legato soprattutto alla figura di Don Achille, quindi credo che rientrarci dopo tanti anni sia stato un vero tuffo nel passato. Ma visto la particolarità e l'importanza di questa chiesa vi prometto che ve ne parlerò al più presto.
 Ormai si era fatto tardi, quindi abbiamo deciso di rientrare a casa e Natalina si è proposta di cucinare una specialità della sua regione: la scarola ai capperi e olive.


Ingredienti (per 4 persone)

kg 1 di scarola
gr.40 di olive nere denocciolate
1 cucchiaio di capperi sotto sale
4 filetti di alici
1 spicchio d'agliio
olio extravergine d'oliva
sale e pepe

In un tegame versare l'olio, fare appassire l'aglio e aggiungere la scarola, mondata, lavata e tagliata. Farla stufare per 10 minuti, mescolandola con un cucchiaio di legno. Insaporire con il sale e il pepe macinato da mulinello, aggiungendo se necessita un mestolo di acqua calda. Continuare la cottura, a fuoco  moderato e a tegame coperto, per altri 10 minuti. Aggiungere i capperi, le olive nere snocciolate e infine le alici a pezzetti. Mantecare dolcemente il tutto per alcuni minuti e servire la scarola calda. Debbo dire che questo piatto mi ricorda un viaggio a Caserta, quando in un ristorante mi hanno servito la scarola imbottita, senza dubbi un connubio di sapori, ricco ma equilibrato nonostante la varietà degli ingredienti (gli stessi usati da Natalina: capperi, alici e olive nere). Buon appetito! 



domenica 27 marzo 2011

Torta con asparagi e peperoni


Con questa ricetta partecipo al contest ideato da Marcella, una delle prime persone che ha creduto nella mia iniziativa di creare un blog. Il suo è un blog ricco di ricette molto invitanti, semplici ma particolari, il tutto è arricchito da belle fotografie e vi invito ad andarlo a visitare.




Come dice il titolo del suo contest "Dimmi che fai .... ti dirò qui ... che!", tema da trattare è la quiche.
Qualcuno si chiederà "Ma che cosa è una quiche?". Spero di non sbagliare, ma la quiche (pron. kisc) è una torta salata tipica della regione francese della Lorena, in effetti la quiche più famosa si chiama quiche Lorraine. Esistono numerose varianti, ognuna delle quali utilizza ingredienti e procedimenti diversi, anche se la panna e le uova sono elementi comuni a tutte le realizzazioni. Sono molto indecisa nella scelta della ricetta da dedicare a Marcella ma visto che è una ragazza bella e giovane la mia fantasia l'associa ad un ripieno di asparagi, tipica verdura primaverile, e di peperoni, in onore alla sua terra: Napoli. Quindi tutti attenti, perchè sto per pubblicare la ricetta della quiche con asparagi e peperoni.


Ingredienti

per la pasta

gr.250 di farina
gr.100 di burro a pezzettini e ammorbidito
un pizzico di sale
 un pizzico di zucchero
acqua fredda

per il ripieno

15 asparagi lessati
1 peperone grigliato
2 uova
200 ml di panna
un pizzico di noce moscata
gr.30 di parmigiano grattugiato
sale e pepe da mulinello


Per prima cosa preparare il guscio che conterrà poi la farcitura. Versare la farina a fontana nella spianatoia, mettere al centro il burro, il sale, lo zucchero e l'acqua fredda poi mescolare e lavorare velocemente con la punta delle dita fino ad ottenere un impasto liscio. Formare una palla, avvolgerla nella pellicola trasparente e porla in frigo per 15 minuti. Questa pasta si può conservare benissimo in un contenitore a chiusura ermetica, per una settimana nel frigo e fino a 3 mesi nel congelatore. Stendere la pasta e rivestire una tortiera; io in questa occasione ho usato 2 piccole tortiere. Bucherellare la base e ricoprirle con carta forno e fagioli secchi (i famosi pesi).




 Cuocere in forno preriscaldato a 180° per 20 minuti, poi togliere i pesi e la carta forno e cuocere per altri 10 minuti. Sfornare il guscio della torta su quale adagiare i peperoni grigliati ,tagliati a dadini e aggiungere metà di un composto formato da uova, panna, noce moscata parmigiano,sale e pepe (tutto predecentemente mescolato con una frusta). Stendere gli asparagi, formando una raggiera oppure, come ho fatto io, alternando la direzione delle punte. Versare sopra il resto del composto e infornare per 30 minuti. Sfornare e aspettare che si raffreddi prima di sformare. Questa è una torta raffinata e di bella presenza. La sua realizzazione è un pò elaborata ma vi assicuro che ne vale la pena. Buon appetito!   

sabato 26 marzo 2011

Sardegna (Pabassinas o papassinas)



La Sardegna, terra dalle origini e dalle tradizioni secolari, è oggi una delle più preziose perle turistiche italiane. Anche se, il richiamo per i turisti è sicuramente rappresentato dal  mare con trasparenze tropicali e da spiagge paradisiache, non possiamo dimenticare che le bellezze paesaggistiche si affiancano alle suggestive tracce del passato, e in particolare con quella nuragica. Se non mi sbaglio sono circa 7000 i nuraghi sparsi per tutta l'isola: tra i più rappresentativi vi voglio ricordare Su Nuraxi Barumini, vicino a Cagliari, dichiarato dall'Unesco patrimonio Mondiale. Continuerei all'infinito a parlare della Sardegna, regione alla quale sono molto legata per i ricordi  e i bei momenti trascorsi in diverse località. Doveroso è l'accenno alla gastronomia, basata su ricette antiche che utilizzano prodotti locali, sia d'entroterra che di mare. Sono sicura che la difficoltà degli scambi con le altre regioni ha contribuito a mantenere invariate alcune tradizioni della cucina sarda. Tra un'infinità di ricette molto invitanti oggi ho voluto condividere con voi quella che gentilmente mi è stata fornita da Fabiana: le pabassinas o papassinas, specialità tipica che si prepara in occasione della commemorazione dei Defunti, il 2 novembre. Il nome deriva dall'ingrediente principale: la pabassa, che in dialetto sardo signifia "uva passa". Mi sono permessa di fare una piccola ricerca ed ho scoperto che la preparazione e gli  ingredienti variano a seconda delle zone: la versione del nuorese si chiama papassinus, ha la forma di un rombo ed è rivestita di glassa e di confettini di zucchero colorati (traggera); la versione cagliaritana, prende il nome di pabassinas, ha invece la forma di un cono ed è caratterizzata da un ingrediente: la sapa (mosto cotto, solitamente da uva Nuragus).

                                                          Ingredienti

                                                          gr.300 di farina
                                                          gr.150 di strutto (Fabiana ci consiglia di usare il burro anche se la
                                                                                     nonna non vuole)
                                                          gr.120 di zucchero
                                                          1 uovo
                                                          1 tuorlo
                                                          un pizzico di sale
                                                          una grattugiata di noce moscata
                                                          scorza di limone grattugiata
                                                          gr.90 di mandorle tostate e macinate grossolanamente
                                                          gr.90 di gherigli di noci macinate grossolanamente
                                                          gr.100 di uva sultanina ammollata                               


                                                          per decorare

                                                          gr.200 di zucchero a velo
                                                          1 albume
                                                          confettini di zucchero colorati (traggera)

Disporre a fontana la farina, unire lo strutto ammorbidito, lo zucchero, il sale, la scorza di limone grattugiata, la noce moscata, l'uovo intero e il tuorlo. Impastare velocemente ed infine aggiungere l'uva sultanina, le noci e le mandorle. Fare una palla e lasciarla riposare il frigo per circa un'ora. Tirare la pasta con il mattarello leggermente infarinato, ritagliare dei rombi dallo spessore di un centimetro o poco più. Sistemarli in una placca da forno leggermente imburrata e cuocerli a 160° per un quarto d'ora. Nel frattempo preparare la glassa, con l'albume leggermente sbattuto e lo zucchero a velo, che andrà spennellata sopra i dolcetti (pabassinas) appena raffreddati. Infine fare asciugare in forno per 5 minuti e decorarli con i confettini colorati. Sono ottimi sia tiepidi che freddi. Buon appetito! 

                     

Per questa ricetta ringrazio Fabiana, cara amica conosciuta nel corso di taglio e cucito, originaria della provincia di Carbonia, che mi ha dato prova della sua grande disponibilità. Penso che, con questo esempio, possiamo concludere il nostro giro per le regioni che abbiamo effettuato per festeggaire l'unità d'Italia.

giovedì 24 marzo 2011

Molise (mandorle interrate)



Il Molise è la più giovane regione d'Italia, istituita nel 1963 per secessione dall'Abruzzo-Molise, che svela un patrimonio fatto di tradizioni, usi e costumi remoti. Tra i luoghi storici più significativi spiccano le necropoli sannite di Isernia, gli scavi romani di Sepino, la medioevale Campobasso. La gastronomia  molisana è naturale, genuina e legata alla territorialità: agreste nell'entroterra e marinara sulla costa., I due prodotti simbolo sono il pane e l'olio, che si usa per condire zuppe e minestre, soprattutto di legumi come lenticchie, fave e ceci. La scelta è molto ampia tra i piatti tipici della regione ma io mi accontento di una ricetta semplice da preparare ma molto buona da mangiare: i mèn'le 'nt'rrte, ossia le mandorle interrate.
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                                                             Ingredienti

                                                             gr. 200 di mandorle.
                                                             gr. 200 di zucchero
                                                             qualche cucchiaio di acqua
                                                             1 cucchiaio di cacao amaro

In una casseruola  versare l'acqua e lo zucchero, fare bollire per qualche minuto, aggiungere il cacao e le mandorle.


Proseguire nella lavorazione, mescolando con un cucchiaio di legno, fino a rivestire le mandorle di zucchero. Toglierle dal tegame, posarle su carta forno e lasciare raffreddare. Buon appetito!  

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Adesso preparatevi per il gran finale: domani posterò la ricetta della Sardegna.

Calabria ( peperoncini ripieni di tonno)

La Calabria è una delle regioni con maggiore sviluppo costiero, infatti le sue coste si estendono per circa km.780 lungo il mar Tirreno e lo Ionio. Qui possiamo incontrare località turistiche come Maratea, Praia a Mare, Diamante mentre nell'entroterra risultato altrettanto affascinanti paesi storici come Altomonte, Stilo, Gerace. Senza dimenticarci, poi, le tre roccaforti naturali dell'Aspromonte, della Sila e del Pollino. Se vogliamo parlare di cucina, possiamo affermare che i suoi piatti sono semplici, ma con sapori forti tanto da definire la Calabria una terra piccante piena di civiltà. Tipica è la famosa cipolla rossa di Tropea, dal gusto dolce e delicato, adatta anche alla preparazione di marmellate. Altro prodotto che caratterizza molti piatti locali è il peperoncino che sarà il protagonista della mia ricetta. Questa volta non posterò un primo piatto, ma neppure un dolce anche se ho appena scoperto che la Calabria ha un vasto assortimento di dolci e pasticceria, in cui spiccano i sapori del miele e della frutta secca. Ma andiamo avanti senza mai girarci e godiamoci la ricetta di oggi: peperoncini sottolio ripieni di tonno.

                                                     Ingredienti

                                                     peperoncini piccanti tipo tondi
                                                     sale
                                                     aceto
                                                 
                                                     farcitura

                                                     tonno
                                                     capperi
                                                     olio extravergine



Tagliare la calotta ai peperoncini senza staccarla, privarli dei semi, riempirli di sale e lasciare riposare per una giornata in un luogo fresco. Sciacquarli con aceto e lasciarli riposare nuovamente ricoperti di aceto per un'altra giornata. A questo punto scolarli e riempirli con una farcitura composta da tonno e capperi. Coprire ogni peperoncino con la propria calotta, sistemarli in vasi di vetro, precedentemente sterilizzati, e ricoprirli con l'olio extravergine. I vasi vanno riposti in un luogo fresco e possibilmente al buio. I peperoncini si conservano per diversi mesi ma si possono mangiare anche subito. Sono ottimi come antipasto o come stuzzichino. Per fare tutte queste operazioni, consiglio di usare i guanti in lattice perché la caratteristica piccante del peperoncino, con il contatto, viene trasmessa alle mani. Buon appetito!
                                               

mercoledì 23 marzo 2011

Basilicata (focaccia alla materana)

La Basilicata è una regione semplice, ma estremamente ricca; pensiamo alle spiagge incontaminate, al Parco Nazionale del Pollino, ai siti e musei archeologici. Qui è possibile ritornare alle radici delle vecchie tradizioni. Simbolo della regione è Matera, città di pietra, celebre per i suoi "sassi", antiche abitazioni scavate nel tufo, dichiarati dall'Unesco patrimonio dell'umanità. Da questa città scaturisce la mia idea di postare la ricetta della focaccia alla materana.        

                                                         Ingredienti

                                                         per la pasta

                                                         gr.500 di farina
                                                         gr.200 di acqua
                                                         gr.25 di lievito di birra
                                                         1 cucchiaino di zucchero
                                                         1 cucchiaio di olio extra vergine
                                                         sale

                                                         per la farcitura

                                                         2 cipolle
                                                         1/2 bicchiere di olio extra vergine
                                                         1 mozzarella di bufala da gr.250
                                                         3 pomodori maturi
                                                         una ventina di olive nere
                                                         gr.100 di carciofini sottolio
                                                         1 peperoncino piccante
                                                         sale

In una ciotola mescolare la farina con il lievito sciolto nell'acqua tiepida insieme dallo zucchero, unire il sale e l'olio.Ottenere un impasto sodo e omogeneo e lasciarlo lievitare per un'ora in un luogo caldo. Nel frattempo preparare la farcitura: tritare la cipolla, farla cuocere con 2 cucchiai di olio, fino a renderla morbida e infine salarla. Dividere la pasta in due e stenderla sulla spianatoia infarinata in due cerchi di cm.30. Con uno di questi due foderare una teglia da pizza, delle stesse dimensioni, unta con l'olio. Disporre sulla pasta nella teglia la cipolla stufata, le olive, la mozzarella tagliata a cubetti, i pomodori pelati e tritati, i carciofini e il peperoncino sminuzzato.





 Ricoprire con il secondo disco, saldare i contorni alla pasta sottostante, ungere con filo d'olio la superficie della focaccia e infornare a 200° per 50 minuti. Buon appetito!
                                                        
                                                    

martedì 22 marzo 2011

Sicilia (busiate alla Norma)

La Sicilia è il centro e la sintesi dell'intera civiltà mediterranea; qui sono approdati prodotti da ogni parte del mondo ed hanno trovato la loro terra di sviluppo, assumendo colori, forme e sapori inequiparabili. Tanti sono i fattori che hanno contribuito a rendere ogni prodotto della campagna siciliana un concentrato di sapore. Ogni angolo di questa magica regione ha una sua storia gastronomica che va dalle arance rosse a quelle bionde di Ribera, dalle nocciole di piazza Armerina ai pistacchi di Bronte, dai capperi di Pantelleria al fico d'india dell'Etna, dalle lenticchie di Ustica ai pomodori di Pachino. Tra tanti prodotti tipici ho paura di perdermi, quindi non mi addentro ulteriormente nell'argomento e passo a postarvi la ricetta: le busiate alla Norma. Questo è un tipico piatto che ho assaggiato a Favignana dove ho comperato le busiate: una pasta secca lunga cm.10, dalla caratteristica forma attorcigliata. 



Ingredienti (per 4 persone)

gr. 400 di busiate
gr.600 di pomodori San Marzano ben maturi
3 melanzane del tipo lungo
1 spicchio d'aglio
gr.100 di ricotta grattugiata
olio extravergine d'oliva
sale e pepe
basilico (io ho usato l'origano di Favignana)

Tagliare a fettine sottile le melanzane, salarle e lasciare spurgare. Pelare i pomodori, privarli dei semi e tritarli finemente. In una padella scaldare due cucchiai d'olio e fare imbiondire uno spicchio d'aglio, unire i pomodori e un ciuffetto di basilico; salare, pepare e lasciare cuocere per 10 minuti. Nel frattempo sciacquare le melanzane, asciugarle e friggerle in abbondante olio fino ad averle dorate, ma morbide, Mettere a cuocere la pasta, in abbondante acqua salata, scolarla al dente e versarla nel sugo al pomodoro. Aggiungere le melanzane e cospargere con la ricotta grattugiata ornando poi i singoli piatti con qualche fogliolina di basilico. C'è chi consiglia che, per gustare questo piatto, ogni forchettata dovrebbe avere un po' di pasta, di ricotta, di pomodoro, di una fettina di melanzana fritta. Buon appetito!



domenica 20 marzo 2011

Campania (caprese)



La Campania è l'emblema della gastronomia italiana nel mondo, grazie a piatti semplici ma dal gusto intenso grazie a prodotti di grande qualità. Tra questi cito la mozzarella di bufala, il pomodoro San Marzano,  la mela annurca, i limoni della costiera Amalfitana, le nocciole con le quali si prepara il famoso torrone di Benevento e tanti altri. La pizza margherita e gli spaghetti sono i simboli della cucina napoletana, ricca dei colori del pomodoro e del basilico e dei profumi dell'aglio e del peperoncino, tanto da poter dire che la Campania è la patria della pizza mangiata all'ombra del Vesuvio. Un capitolo a parte meritano i dolci tra i quali la regina indiscussa è la pastiera napoletana, torta di pasta frolla farcita di ricotta e grano, che un tempo era considerato un dolce tipico pasquale. Sono ottime anche le sfogliatelle, gli stufoli, le zeppole e non può mancare nell'elenco il famoso babà di pasta soffice, imbevuta in una bagna di acqua, rum e zucchero. Non posso dimenticare la caprese: una torta che nasce negli anni venti nella bellissima Isola di Capri e visto che quest'isola rimane nel cuore di tutti i turisti che la visitano (me compresa), oggi vi voglio deliziare con i suoi ingredienti.

                                                                         Ingredienti

                                                                         gr.200 di mandorle
                                                                         gr.200 di cioccolato fondente
                                                                         gr.200 di zucchero
                                                                         gr.150 di burro morbido a pezzetti
                                                                         5 uova      
                                                                         gr.50 di farina
                                                                         gr.20 di cacao in polvere
                                                                         1/2 bustina di lievito per dolci
                                                                                       
                                                                         per decorare

                                                                         zucchero a velo


Sbattere il burro ammorbidito con lo zucchero fino ad ottenere un composto morbido. Unire le uova, la farina, il cacao e il lievito e amalgamare il tutto. Infine aggiungere le mandorle e la cioccolata, entrambe tritate finemente. Imburrare una tortiera da cm. 26 e versare l'impasto morbido. Cuocere in forno caldo a 180° per 50 minuti circa. Sfornare e sformare lasciando raffreddare la caprese sopra una grata. Cospargere la superficie con lo zucchero a velo. Questa ricetta mi è stata gentilmente concessa da una guida molto simpatica in occasione di una gita a Capri. Buon appetito!


Puglia (orecchiette con cime di rapa e alici)


Se è vero che l'Italia assomiglia ad uno stivale, si può dire che la Puglia è lo sperone che si protende tra il mar Adriatico e il mar Ionio. Qui troviamo alcune delle più belle zone costiere italiane, come il promontorio del Gargano, situato davanti alle bellissime isole Tremiti, o la penisola salentina, caratterizzata da Gallipoli ed Otranto. Il viaggio prosegue verso le grotte di Castellana, i caratteristici trulli di Alberobello, Locorotondo, Bari e Barletta, famosa per la sua disfida. Ma non mi soffermo oltre, visto che avrò modo di tornare in quesa regione in tante altre occasioni. Dovete sapere che considerò la Puglia la mia seconda regione, per il semplice motivo che ci ho vissuto quattro anni nei quali ho avuto la fortuna di incontrare persone meravigliose. Tra le tante ricette, simbolo di questi luoghi magici, ho scelto un piatto casereccio:  le orecchiette con le cime di rapa e alici, che mi furono servite in occcasione di una mia visita a casa di vecchi amici. Le orecchiette sono una pasta a base di farina di grano duro, simili ad un gnocco scavato, però maggiori dettagli ve li darò prossimamente mentre oggi userò quelle che si trovano abitualmente in commercio


Ingredienti (per 4 persone)

gr.400 di orecchiette pugliesi
kg. 1 di cime di rapa
5 alici sotto sale (o filetti)
1 spicchio d'aglio
1 peperoncino
olio extravergine d'oliva
sale e pepe da mulinello

Portare ad ebolizione l'acqua, salarla e versarvi le orecchiette e le cime di rapa, precedentemente pulite; lessarle insieme. Nel frattempo scaldare l'olio in una padella,  fare leggermente soffriggere uno spicchio d'aglio tritato  e aggiungere le alici dissalate e deliscate e infine il peperocino. Scolare la pasta, leggermente al dente e versare nel soffritto di alici caldo, mescolare saltando in padella. Io unisco anche qualche cucchiaiata di acqua di cottura della pasta e infine un pò di pepe da mulinello. Buon appettito! 





Umbria (ciaramicola)

Ehi! Credevate che mi fossi dimenticata di postare la ricetta tipica dell'Umbria? Ebbene, no!!! Come avrei potuto? La regione, situata nel cuore dell'Italia, caratterizzata da dolci colline e da borghi antichi, è una terra ricca di spiritualità e ne sono testimonianza S.Francesco, Santa Rita, Santa Chiara, San Benedetto. Possiamo trovare anche monumenti e opere d'arte degni di nota. Inoltre questa regione conserva memorie del passato, anche nelle feste, ancora molto sentite, come la festa dei Ceri di Gubbio e la Quintana a Foligno. Pensando a queste ricorrenze e alla Santa Pasqua, che è ormai alle porte, mi viene in mente un dolce, che un tempo era una specialità pasquale e solitamente veniva portata in dono a parenti e amici: la ciaramicola


                                                                  Ingredienti

                                                                  gr.500 di farina
                                                                  gr.200 di zucchero
                                                                  3 uova intere
                                                                  2 tuorli
                                                                  gr 150 di burro
                                                                  mezzo bicchierino di alchermes
                                                                  mezzo bicchierino di anice
                                                                  1 bustina di lievito per dolci

                                                                  per decorare

                                                                  1 albume
                                                                  gr.100 di zucchero a velo
                                                                  confettini colorati

Versare la farina in una ciotola insieme allo zucchero, al burro fuso, alle uova, ai liquori e al lievito. Impastare fino ad ottenere un composto liscio e omogeneo con il quale formare un rotolo e dividere a metà. Disporre una parte a ciambella in uno stampo di 22 cm. di diametro, imburrato e infarinato. Posizionare l'altra parte di rotolo a formare una croce al centro della ciambella. Infornare a 180° per 45 minuti e nel frattempo preparare la glassa, con l'albume sbattuto e lo zucchero a velo, che andrà spalmata su dolce appena sfornato. Spolverizzare con i confettini colorati e rimettere in forno a 100° fino a fare asciugare la glassa. Buon appetito!


                                                                 

venerdì 18 marzo 2011

Abruzzo (ferratelle)

Dedico questo post a Concetta e a tutta la sua famiglia, per tutto quello che hanno rappresentato e rappresentano tuttora per me e per la mia famiglia. Un'amicizia nata nel Gargano tanti anni fa e che si è consolidata nel tempo nonostante la lontananza. Le loro visite sono per noi motivo di festa, di ricordi, di confronto e anche di scambio di ricette. Concetta, conoscendo la mia passione per la cucina, ad ogni nostro incontro mi descrive i piatti tipici della sua regione quelli tradizionali ma anche quelli rivisitati. L'ultima volta è riuscita a stupirmi: è arrivata con una grande scatola contenente l'apposito ferro per fare le ferratelle  ed è elettrico, a differenza di quelli tradizionali che invece si debbono fare scaldare sulla fiamma. Le ferratelle sono delle cialde dolci di forma ovale o quadrata: vengono dette anche pizzelle e tradizionalmente erano dolci preparati in occasione di matrimoni e lo stampo portava incise le iniziali della famiglia.  Quindi oggi ferratelle per tutti!


                                                                   Ingredienti

                                                                   10 uova
                                                                   20 cucchiai di olio
                                                                   10 cucchiai di zucchero
                                                                   gr.500 di farina
                                                                   buccia di limone grattugiata


In una ciotola capiente mescolare insieme tutti gli ingredienti ed ottenere un composto molto morbido. Scaldare l'apposito ferro a due ante, versare sulla piastra una cucchiaiata d'impasto, chiudere e cuocere da entrambi i lati. Si otterranno cialde di colore giallo intenso e continuare fino all'esaurimento del composto. Servirele ferratelle tiepide o fredde, semplici o farcite con la crema, con il miele, con la cioccolata o con la marmellata. Buon appetito|

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